Photo: Nicola Gnesi
Cabinet inaugura Venerdì 19 Novembre “Sono Metafisico Non Sono Metafisico”, un progetto speciale tra Riccardo Beretta (Como, 1982) e Domenico Gnoli (Roma, 1933 – New York 1970) a cura di Maria Chiara Valacchi e concepito per la prima edizione della Milano Drawing Week – manifestazione interamente dedicata al disegno supportata dalla Collezione Ramo e curata da Irina Zucca Alessandrelli.
“Il titolo della mostra proviene da un disegno che realizzai nel 2018 dopo aver letto le lettere e gli scritti di Domenico Gnoli. Queste due asserzioni antitetiche – contenute nella sua breve autobiografia – mi colpirono perché proprio in quel momento stavo lavorando ad una serie di ricami dove cognizioni negative e positive erano legate insieme dal ricamo […] essere e non essere metafisici, significa anche ritrovarsi in una condizione fra veglia e sonno, fra consapevolezza e inconscio”: così Riccardo Beretta sulla genesi di questo titolo. Una frase superficialmente contraddittoria che al contempo racchiude sia il suo legame con il lavoro di Domenico Gnoli, che il suo fascino verso la ricerca di uno “spazio” che sia capace di far convivere gli estremi di un ragionamento in forma di disegno.
Anche per Gnoli il disegno è stato parte costante e indispensabile del suo lavoro; dalla fine degli anni ‘50 sono molteplici le collaborazioni come illustratore su riviste come Life, Fortune, Holy Magazine e Horizon, ed ancora come incisore e scenografo. É proprio grazie al disegno, e alla sua insita energia comunicativa, che libera i reali capricci del suo immaginario, spesso – paradossalmente – contratti, nei rigorosi e oramai celebri close up pittorici. Le sue illustrazioni si costruiscono di migliaia di intersezioni segniche che, come microscopiche griglie metalliche si curvano, piegano, sovrappongono, descrivendo corpi, cose, scenari e racconti (come quelli di Moravia per Playboy) o ancora i suoi numerosi viaggi a Siviglia, New Orleans, Napoli, New York, Cape Canaveral, Varsavia e Gerusalemme, che si aprono in visioni babeliche, la cui vertigine è spesso esaltata da punti di vista a volo d’uccello.
Un parallelo sottile e sentito quello tra la tecnica mista su carta “Caprice n.6 – The Apple”, realizzato da Gnoli nel 1955, e l’opera di Riccardo Beretta che sceglie di dialogare con una lunga sequenza di chine e pitture su carta A4 e due inediti ricami su velluto, “Scendere In Noi Stessi II” del 2021 e “Immaginazione Volontà Sogno” del 2020. Per Beretta il linguaggio grafico è un espediente per concretizzare un immaginario altro, un passaggio obbligato nel quale riversare i suoi lunghi processi di progettazione; ciò che Gnoli raggiunge tramite l’iper-descrittività di un fatto – reale o surreale che esso sia – Beretta lo conquista tramite il suo speciale alfabeto, letteralmente disegnandolo. Un vero e proprio lavoro di lettering creato nel 2009 e chiamato “Fontaine” – divenuto oramai elemento costante del suo lavoro – pronto a subire da parte dell’artista smembramenti, prolungamenti filiformi, inattese incursioni segniche e cancellazioni; un complesso groviglio di ramificazioni con il quale Beretta fa suo un testo – che esso omaggi opere scritte o frasi d’artista – lo assimila e lo restituisce in forma amplificata, alla stessa stregua di un’immagine.
Per entrambi vige una volontà primaria e indiscussa, quella della Narrazione.
"Il disegno è dunque l'arte di dare a ciascun oggetto la sua vera misura e proporzione, […] per fissare le attitudini e le espressioni di qualsiasi figura in qualunque caso", un’arte che Beretta esprime per mezzo di decine di lettere-codice utili, nel suo caso, a dare una nuova misura e proporzione al significato delle parole. Non riusciremmo a comprendere veramente i lavori di Gnoli e di Beretta se tralasciassimo questi codici considerati spesso minori, le matrici indispensabili per dare vita alle opere più complesse; che siano esse pittoriche, ricamate o intarsiate la loro opera non germinerebbe in assenza del disegno.
On 19th November Cabinet opens “Sono Metafisico Non Sono Metafisico”, a special project between Riccardo Beretta (Como, 1982) and Domenico Gnoli (Roma, 1933 – New York 1970) curated by Maria Chiara Valacchi and conceived for the first edition of Milano Drawing Week – an event entirely dedicated to drawing supported by Collezione Ramo and curated by Irina Zucca Alessandrelli.
“The title of this exhibition originates from a drawing that I realized in 2018 after having read Domenico Gnoli’s letters and writings. These two antithetical statements – found in his brief biography – impressed me also because right in that moment I was working on a series of embroideries where negative and positive cognitions were tied together by the embroidery itself […] being and not being metaphysical, also means finding oneself in a state between waking and sleeping, between consciousness and unconsciousness”: says Riccardo Beretta explaining the origin of the title. At first sight a contradictory statement that, at the same time, encloses both the link with Domenico Gnoli’s work and the fascination towards the search for a “space” that is able to bring together the extremes of a reasoning in the form of drawing.
Drawing has been a constant and indispensable part of Gnoli’s work; since the late 1950s he collaborated as an illustrator for magazines like Life, Fortune, Holy Magazine e Horizon, and also as an engraver and set designer. It is precisely thanks to drawing, and its inherent communicative energy, that Gnoli frees caprices of his imagination, often - paradoxically - condensed, in the rigorous and now famous pictorial close-ups. His illustrations are made of thousands signs’s elements that, like microscopic metal grids, bend and overlap defining bodies, objects, landscapes, tales (like those made by Moravia for Playboy) or also trips’s memoryes that open in babelic visions whose vertigo is often exaltated by “bird’s-eye view”.
Between the mixed technique on paper of “Caprice n.6 – The Apple”, realized by Gnoli in 1955, and the works of Riccardo Beretta – who chooses the dialogue with a long sequence of inks and paints on A4 papers and two unreleased velvet embroideries, “Scendere In Noi Stessi II” and “Immaginazione Volontà Sogno” – there’s a subtle and meaningful parallel. For Beretta the graphic language is and expedient to concretize an imaginary other, an obliged passage in which he pours his long design processes; what Gnoli reaches throught the hyper-descriptiveness of a fact – real or surreal that it is – Beretta conquers it through his special alphabet, drawing it literally. A genuine lettering work named “Fontaine” and created in 2009 – which has almost become a constat element of his work – ready to be modified by the artist through dismemberments, filiform prolongations, unexpected raids of signs and cancellations; a complex tangle of ramifications with which Beretta makes a text his own – whether it pays homage to written works or artist’s phrases – assimilates and returns it in an amplified form, like an image.
For both there is a primary and undisputed will: the Narration.
“Drawing is therefore the art of giving each object his true measure and proportion, […] to fix attitudes and expressions of any figure in case”, an art that Beretta expresses by means of dozens of code-letters, useful – in his case – to give a new measure and proportion to the meaning of words. We couldn’t truly understand Gnoli and Beretta’s work if we omitted these codes often considered minors, the necessary “mycelium” to give life to the most complex works; whether they are pictorial, embroidered or inlaid, their work would not germinate in the absence of drawing.
Riccardo Beretta
Como, 1982 – Vive e lavora a Milano
Selected Solo Exhibitions: 2021 Sono Metafisico Non Sono Metafisico (con Domenico Gnoli), curated by Maria Chiara Valacchi, Cabinet, Milano; 2019 ?Replaced Memories II, AZB Residency, Zurich; 2018? Replaced Memories, Villa Ruffieux Studio, Château Mercier; ?2017? Recovered Memories, I.D.E.A., Nicoletta Rusconi Art Projects, Paravento Playground, Francesca Minini, Milan; 2015? Terrasanta Relief, Plutschow Gallery, Zurich; 2013 ?Exploiting me - Set Sound Session, curated by Maria Alicata, Museum of Contemporary Art (MACRO), Rome; 2013? Kerato~Konus, curated by Bruna Roccasalva, Primopiano / Diego Cassina, Lugano; 2012 ?Donnerwetter, ZERO..., Milan; 2011?I don’t want to live a life of episodes and fragments, Artists Unlimited Galerie, Bielefeld, ?All in good time (with Daniel Knorr), curated by Stefano Raimondi, Paola Tognon, Mauro Zanchi, Basilica di Santa Maria Maggiore, Bergamo; 2009 Ti manco a Milano?, Lucie Fontaine, Milan
Selected Group Exhibitions: 2021 Além de 2020. Arte italiana na pandemia, curated by Teresa Emanuele, Nicolas Ballario, MAC USP - Museu de Arte Contemporânea da Universidade de São Paulo, São Paulo; 2020? Quadreria, curated by Valentina Ciarallo, Studio SALES, Rome; Supercolla, curated by Guido Musante, Maria Chiara Valacchi, Galleria Martina Simeti, Milan; 2018?Noi e il MASI, donazione Giancarlo e Danna Olgiati, curated by Marco Franciolli, Museo d’arte della Svizzera Italiana (MASI), Lugano; 2017 Dreamcatcher, Zona Mista, London; 2014? Art or Sound, curated by Germano Celant, Fondazione Prada - Ca’ Corner della Regina, Venice; 2013 Cheongju International Craft Biennale, International Pavilion, Cheongju; 2012 ?Fuoriclasse, curated by Luca Cerizza, Galleria d’Arte Moderna, Milan; ESTATE: a project by Lucie Fontaine, Marianne Boesky Gallery, New York.
Domenico Gnoli
Roma, 1933 – New York 1970
Scenografo, disegnatore, illustratore e pittore, nel dicembre 1950, realizza la sua prima mostra di illustrazioni presso la galleria Cassapanca di Roma intitolata “Mes Chevaliers”. Tra il 1951 e il 1955 si dedica al teatro come disegnatore di costumi di scena, scenografie e locandine divulgative per opere realizzate in Italia quali ad esempio Chèri di Colette, Il Mercante di Venezia e il Re Cervo, ma anche all’estero, occupandosi delle scene e costumi di La belle au bois dormant di Jules Supervielle o As you like it di William Shakespeare con la regia di Robert Helpmann presso il teatro Old Vic di Londra. Dopo una brevissima esperienza anche come attore, il 1955 segna per lui un momento di rottura con il mondo del teatro e il pieno convincimento di doversi dedicare esclusivamente alla pittura. Durante lo stesso anno decide di trasferirsi a New York dove continua comunque a dedicarsi all’approfondimento di tecniche quali l’incisione, l’acquaforte e il disegno e illustrare per importarti riviste internazionali come Life, Fortune, Glamour, Playboy, Holy Magazine e Horizon. Nel 1964 la sua prima affermazione come pittore grazie alla sua personale presso la Galerie André Scholler di Parigi, a quel tempo prestigiosa galleria dedita a valorizzare giovani pittori internazionali. In quella mostra espone 12 quadri di grandi dimensioni raffiguranti close-up di oggetti, vestiti e di grandi capigliature, tutti dipinti con la sua inedita tecnica composta da acrilico e sabbia. A questa seguiranno collaborazioni con diverse gallerie come quella del famoso mercante svizzero Jan Krugier di Ginevra e Mario Tazzoli di Torino ma anche partecipazioni personali più istituzionali come al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles, alla Kestner-Gesellschaft di Hannover, la Suermondt-Ludwig-Museum di Aquisgrana o la IV